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Cultura Locale

Costumi tradizionali

Assai scarse sono le notizie storiche sul costume fenestrellese, che certamente subì l'influenza delle fogge presenti nel Delfinato. L'elemento più prezioso è la cuffia ornata di nastri, merletti e trine: nera per le donne sposate, bianca per le nubili. Lo scialle di seta damascata può essere rosa, viola,verde blu o arancione ed è incrociato sul petto. Il grembiule è di seta di vari colori. L'abito comprende una gonna lunga fino a terra e un corsetto di panno. Le scarpe sono chiodate, le calze lunghe di lana scura. Ragazza con tipico costume tradizionaleL'unico gioiello, che fa bella mostra di sé insieme all'anello nuziale, è un cuore o una croce d'oro, che viene appeso ad un nastro di velluto cadente sopra lo scialle.

Il costume veniva un tempo indossato dalle spose durante le solennità religiose. Oggi lo si indossa solo nelle grandi solennità, come la festa di S. Luigi (25 agosto).

 

Il "Bal dâ Sabbre"

A Fenestrelle, in occasione della festa patronale di S. Luigi IX re di Francia (25 agosto), è possibile ammirare il ballo degli spadonari (Bal dâ Sabbre). Questo singolare ballo è una rappresentazione coreografica che ha le sue origini nelle antiche usanze delle popolazioni montane che abitano la fascia alpina che va dalla Provenza al Delfinato sul versante francese e dalle valli cuneesi al Moncenisio sul versante italiano. In questa zona, infatti, fioriscono e si conservano tuttora in molte località le danze delle spade, sebbene con figure e ritmi diversi. Per restare nella nostra area ricordiamo, oltre al Bal dâ Sabbre di Fenestrelle, gli spadonari della val di Susa che, nel tripudio popolare, allietano le solennità a San Giorio, Venaus e Giaglione con parate, marce, danze, armeggiamenti ed azioni mimiche.

Spadonari durante il "Bal dâ Sabbre"Qual è l'origine di questi riti? Risalgono essi ad antichi culti pagani? Furono importati dai Saraceni che a lungo imperversarono nelle nostre valli? Hanno un fondamento bellico o religioso? Forse, ma non è certo, le loro radici affondano negli antichi culti pagani in cui gli elementi della natura (il sole, la primavera, il fuoco, i demoni, i fiori, le tempeste, ecc.) erano sempre presenti e condizionanti nelle manifestazioni della vita umana (gioia, tormento, fatica, liberazione).

A proposito degli spadonari della val di Susa, scrisse il poeta Giuseppe Regaldi: "Vogliono alcuni che la loro origine si abbia a cercare tra i gladiatori romani o tra gli ordini dell'antica cavalleria; altri ne cercano l'origine tra i martiri della Legione Tebea; ed altri, assegnando loro un'origine meno gloriosa, li credono reliquie dei tanti mimi e buffoni che trastullavano i tirannelli ".

Il ballo degli spadonari - nota Giuseppe Bourlot - era un giuoco di colore e sapore medievale. Si teneva presso le corti feudali per il divertimento dei bambini e delle signore castellane. Infatti, nei documenti più antichi, il ballo degli spadonari viene chiamato "maschera medievale".

Ma lasciamo da parte le notizie storiche per spiegare le varie fasi del fenestrellese Bal dâ Sabbre, che già nel secolo scorso veniva eseguito nella cittadina valchisonese e che, nel 1935, partecipo' al Congresso folcloristico europeo di Londra, dove riportò un lusinghiero successo tanto che, sulla via del ritorno, dovette esibirsi alla Corte di Bruxelles.

Il corpo di ballo è formato di 15-20 uomini diretti da un caposquadra e seguiti da un Arlecchino.

Un tempo indossavano una blouse bianca, chiusa in calzoni bianchi e rossi molto ampi, alla turca, ed un cappello di feltro di vario colore; il caposquadra era vestito tutto di bianco, con sciarpa a tracolla come un ufficiale in servizio. Attualmente, a causa dell'introduzione di nuovi elementi, anche il costume ha subìto alcune modificazioni. I pantaloni sono ora alla zuava, rossi e verdi, i calzettoni sono bianchi, come la camicia, mentre il copricapo è a foggia di piccolo turbante, a bande dei colori della bandiera nazionale; tutti i danzatori portano la sciarpa tricolore a tracolla.

Ma vediamo come si svolge l'originale danza. Traggo le notizie da un opuscolo edito dalla Pro Loco di Fenestrelle.

Spadonari durante la danzaGli spadonari, preceduti dal portabandiera e dagli araldi, si schierano di fronte al pubblico per il saluto, quindi ha inizio la danza. Essa si compone di diverse figure, dette " rose ", e mulinelli sempre a catena: difatti gli spadonari porgono, al di sopra della spalla destra, la spada la cui punta viene tenuta con la mano sinistra dal compagno che segue.

Saltellando al ritmo del tamburo, facendo dei giri ora avvolgenti ora svolgenti, vanno così formando con le spade, tenute sopra la testa, intrecci diversi.

Si dispongono quindi su file parallele in mezzo alle quali passa l'Arlecchino, saltando fra le spade che fanno barriera e dove passano essi stessi senza mai rompere la catena. Quindi gli spadonari attraversano un cerchio di legno ricoperto con nastri tricolore, che fanno scivolare l'uno all'altro per poi riformare il circolo, serrando al centro, e costruire con le spade una prima"rosa" dove l’Arlecchino resta prigioniero. Poi, ancora, si allontanano senza mai rompere la catena e, dopo alcuni giri avvolgenti a striscia, si ha la "rosa" alla cintola dell’Arlecchino ed infine le spade si intrecciano alla gola del buffone.

Questa è una delle figure più belle e dense di significato simbolico: è la condanna del male, del capo; è il momento della raffigurazione della morte della natura, l'inverno. Si coglie nelle "rose" un rito che impressiona nella sua vivida simbologia e che sembra riportarci alle soglie della civiltà mentre il tamburo accresce l'ansia mistica del danzatore. E un solo breve momento, però: l'intreccio si snoda, il gioco riprende, prosegue, come la vita.

Tutta la catena ripassa entro il cerchio di legno, questa volta tenuto dall’Arlecchino e dal turc; per ultimo l'intreccio delle spade assume le forme di un pavese sul quale si innalza l’Arlecchino: la natura e l'uomo si accordano nel volere la rinascita, la primavera e la risurrezione.

L'Arlecchino trionfante urla di gioia e, come nelle "Olivettes ", ove si paragona ad un secondo Pompeo, il triumviro romano, ha motti di spirito, arguzie, satire talvolta pungenti contro la società e le autorità locali. Con l'arlecchinata, la catena si rompe e così termina la prima parte del ballo.

Spadonari durante la danza delle cordelleNella seconda parte, gli spadonari, l'arma al fianco, si dispongono in cerchio per la treccia attorno ad un'asta da cui pendono tanti nastri multicolori, tanti quanti sono i componenti del ballo, la cosiddetta "danza delle cordelle" attorno al "palo della libertà ". Ciascuno prende un nastro e con passi ritmici e passaggi alternati, a destra e a sinistra, a linea ondulata, dà origine ad un multicolore intreccio nella parte superiore dell'asta.

Il movimento dei ballerini si svolge infine in senso contrario fino a quando l'intreccio dei nastri non sia del tutto scomposto. Col rullo del tamburo ha termine la danza.

Nel Bal dâ Sabbre le due figure più caratteristiche sono indubbiamente quelle dell’Arlecchino e del turco. Il primo è lo scalpitante buffone del ballo, mentre il secondo è il portatore dell'albero per la danza delle cordelle.

L' Arlecchino è il personaggio enigmatico e curioso che si incontra in molti luoghi della regione alpestre. In Provenza è mestatore di giochi in molti cortei e in molte danze locali, come quella delle Filatrici in cui è il critico intelligente, perspicace e temuto; trascina il Chivau-Frus (l'uomo cavallo) nel- la sua corsa, anima di frustate l'Escada di Breil-sur-Roya.

Attraverso i tempi, egli è, di volta in volta, buffone alla corte dei re, intrigante possessore dei più reconditi segreti, animatore delle danze popolari primaverili dove impersona il trionfo del sole, dei fiori, degli abbondanti raccolti, del bene e del male.

Sotto le vesti di stregone, Arlecchino invoca e predice coinvolgendo tutti, imbroglione, mordace e satirico, viene cinturato dalle spade e decapitato; infine, issato sulle spade stesse,rivela le benemerenze, ma soprattutto - e qui è incorreggibile - le manchevolezze dei pubblici amministratori, le infedeltà coniugali, gli imbrogli e le lusinghe della comunità.

Tutto quanto, però, sempre in tono burlesco e arguto, per il divertimento di coloro che assistono alle sue esibizioni che sono sempre agitate, con strilli, saltelli, giravolte e grandi piattonate sollecitatrici agli spadonari che, lenti e imperterriti, eseguono i loro regolari, precisi e ritmici movimenti a catena ininterrotta.

Il turc, ossia il portatore dell'albero per la treccia nella danza delle cordelle, indossa lo stesso costume degli spadonari, ma ha per copricapo un grosso turbante orientale con un diadema e con il simbolo della mezzaluna: ciò può ben giustificare l'appellativo del personaggio.

Nella danza rituale di morte e risurrezione, il turc sembra richiamarsi al Sarasin della leggenda del Rif di Pragelato, alla nera maschera carnevalesca dei nostri nonni; una figura simbolica che, nelle condanne e nelle catarsi susseguenti il popolare e farsesco processo fenestrellese, ricordava, fino ai primi decenni del '900, l'invasione saracena subita nel X secolo dai nostri montanari e dai valligiani della Dora Riparia e della Cenischia.

 

Pubblicazione: "Nomi, storie e leggende delle Valli Chisone e Germanasca"